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Cena di Autofinanziamento per Libera Pesaro

Venerdì 24 febbraio alle ore 20,00 presso l’ARCI di Villa Fastiggi

Libera Pesaro Urbino organizza una cena di autofinanziamento.

Il ricavato contribuirà all’organizzazione della giornata nazionale della memoria e dell’impegno.
Ogni 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, perché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale. Dal 1996, ogni anno in una città diversa, viene letto un elenco di circa novecento nomi di vittime innocenti. Ci sono vedove, figli senza padri, madri e fratelli. Ci sono i parenti delle vittime conosciute, quelle il cui nome richiama subito un’emozione forte. E ci sono i familiari delle vittime il cui nome dice poco o nulla. Per questo motivo è un dovere civile ricordarli tutti. Per ricordarci sempre che a quei nomi e alle loro famiglie dobbiamo la dignità dell’Italia intera.

Terraferma, il miraggio della speranza

L’ultimo film di Emanuele Crialese, recentemente premiato al Festival del cinema di Venezia con lo speciale riconoscimento della giuria, parla del miraggio vissuto quotidianamente da centinaia di migranti in cerca di una vita migliore in una terra migliore di quella che consapevolmente lasciano. Il miraggio è quel fenomeno ottico che si crea in particolari condizioni di luminosità in alcuni ambienti. La metafora mi sembra funzionare abbastanza bene per sintetizzare l’illusione di uomini e donne che si lasciano guidare dalla speranza di un futuro che nelle loro patrie forse è impossibile immaginare.

Il film autenticamente ispirato da sentimenti di umanità e solidarietà che in quest’epoca sembrano essere in via di dissolvimento, ci mostra l’odissea di uomini, donne, comunità che sebbene si trovino su sponde diverse del mediterraneo sono accomunate dal senso di appartenenza alla vita, dal bisogno di mobilità in territori più vasti di quelli natii, dal bisogno di lavorare, in una parola di sopravvivere dignitosamente.

Linosa, una delle più remote isole dalla terrafema continentale, metafora di un’Europa oggetto del desiderio di una speranza di vita, è solo uno scoglio lontano quasi quanto i paesi di origine dei migranti. Non più Africa non ancora Europa. La meravigliosa isola vulcanica, è una specie di antipurgatorio dove i dannati si trovano casualmente ad approdare. Protagonista, suo malgrado, nel bene e nel male, l’isola, luogo di transizione, è il luogo dove si materializzano le contraddizioni nazionali, dove si infrangono le speranze dei migranti.

Giuseppe Puntarello (©)

La Philip Morris e il Festival sul Novecento di Palermo

La Philip Morris è la più grande multinazionale del tabacco esistente al mondo. E’ anche, in questi mesi, sponsor ufficiale del Festival di Palermo sul Novecento, giunto ormai alla sua quarta edizione e ritenuto ormai dall’amministrazione comunale “fiore all’occhiello” della politica culturale di questa città. Per questo “fiore” si spendono ogni anno svariati miliardi: è la più costosa manifestazione culturale che questa città abbia mai comprato. Il rapporto costi benefici è però nettamente a favore dei costi e dell’occhiello privato di chi organizza. Quest’anno, ridotta la spesa per la programmazione culturale generale (si pensi al bistrattamento di Palermo di scena), si sono dovute fare molte rinunce. Ma al Festival sul Novecento non è toccata questa sorte. Anzi. Gli organizzatori del festival non soddisfatti hanno pensato bene di procacciarsi un grosso sponsor e….tirare qualche boccata di ossigeno alla nicotina. I matrimoni di interesse sembravano non essere più alla moda. E invece a volte ritornano. Infatti il Festival di Palermo sul Novecento ha scelto la Philip Morris e viceversa. Ma oltre che un matrimonio di interesse questo sembra proprio una sporca questione di profitti e di scarsa sensibilità etica. La reciprocità anche in questo caso è d’obbligo. Bisognerebbe aggiungere anche la responsabilità dell’officiante: il Comune di Palermo.

La Philip Morris da qualche anno sceglie di sponsorizzare manifestazioni culturali di alto livello perché ha bisogno di rifarsi il “look” si direbbe in gergo. Solo apparentemente questa sarebbe una giustificazione. La realtà è che, da quando si sono accorti che nel mondo occidentale perdevano circa 400.000 clienti al giorno, stanno tentando di darsi da fare in tutti i modi per riguadagnare mercato. La legge italiana proibisce la pubblicità diretta per le sigarette e perciò le sponsorizzazioni risultano essere tra le forme indirette le più efficaci soprattutto se capillari.

Le vicende legali, etiche, e commerciali in cui si trova coinvolta, ormai da qualche anno, la numero uno del tabacco mondiale, hanno ridotto a pezzi l’immagine, la credibilità e i profitti. Basti pensare che soltanto dal giugno del 1997 la Philip Morris ha ammesso pubblicamente, in sede di contrattazione legale, la nocività del fumo per la salute.

Da allora quando ha raggiunto l’accordo con quaranta stati americani, paga una somma pari a circa 100 miliardi di dollari l’anno di risarcimento sui costi per le terapie dei danni provocati dal fumo. Questo il prezzo da pagare, che non è alto se da un lato si pensa che ha assicurato la propria stabilità sul mercato, e dall’altro lo si confronta con i profitti dell’azienda: 50 miliardi di dollari l’anno con il tabacco che costituisce solo i 3/10 del fatturato complessivo dell’azienda che controlla anche alcune delle più grandi industrie alimentari del mondo.

Ma non è tutto: diecimila miliardi di tasse non pagate dal 1987. Sarebbe questo l’ammontare, appurato dal Tribunale di Napoli, dell’evasione della Philip Morris ai danni del fisco italiano.

Altre pesantissime accuse furono lanciate nel 1995 da un senatore americano. La compagnia produttrice di tabacco avrebbe finanziato varie ricerche sugli adolescenti e sulle sostanze che aumentano la dipendenza dall’uso di sigarette. La più grande compagnia di tabacco del mondo, avrebbe “spiato” il comportamento di alcuni studenti della Virginia per capire quali fossero le chanches di indurli a diventare suoi “clienti”. Addirittura avrebbero condotto esperimenti con stimolazioni cerebrali su pre-adolescenti per potenziare il condizionamento da tabacco.

Insomma la Philip Morris non ha come si dice una dote etica pulita per farla sposare con l’arte e la cultura. Il Comune, l’assessore, il direttore artistico, il Festival non hanno dimostrato alcuna sensibilità nella scelta del partner economico. Questo sponsor garantisce solo il vizio, l’abitudine letale al consumo, alla dipendenza da nicotina.

Ma come dice un vecchio adagio i lupi perdono il pelo ma non i vizi.

di Giuseppe Puntarello