Cinema e immaginario

La nostra civiltà è cresciuta fondendosi e con-fondendosi con l’altro, il diverso, in un incessante scambio di paure, narrazioni, di merci, di violenza, di sangue. Noi siamo indissolubilmente legati alla presenza dell’altro, non esistiamo senza l’alterità. Il cinema ha reso possibile l’incontro con universi infiniti di alterità e questa ricchezza, questa varietà, ha permesso alla civiltà occidentale di rispecchiarsi. Sosteneva Lacan “noi siamo degli esseri guardati nello spettacolo del mondo”. Ciò che ci fa coscienza ci istituisce al tempo stesso come speculum mundi. La civiltà occidentale ha appreso attraverso gli universi dell’immaginario generati dal cinema a conoscersi e a mostrarsi. E’ un flusso continuo che va dal visibile all’invisibile. Visibile e invisibile si rintracciano e si rincorrono in una spirale di senso che si modifica ad ogni sguardo. Nel flusso delle immagini e del sonoro lo spettatore vive un’esperienza di nuova soggettività. La parola chiave che spesso usiamo per indicare la potente influenza sulla vita psichica è ‘immaginario’. Esso evoca al contempo ciò che lo definisce in quanto opposto: il reale. Se esiste un immaginario è perché esiste il reale. L’immaginario si genera quando si elaborano immagini che rispondono alle elaborazioni fantastiche che l’uomo ha saputo produrre. Sono dunque i fantasmi che l’umanità ha elaborato nel tempo e nello spazio, archetipi dell’esistenza umana che rendono possibile