Il Medico e il Duca di Pietro Gattari

Nella sede dell’associazione culturale Il Golem, di Urbino, Pietro Gattari oggi ha incontrato il pubblico per presentare e discutere del suo primo romanzo Il Duca, edito da Castelvecchi. Un romanzo storico come orgogliosamente sottolinea l’autore. E non si può non pensare a Le memorie di Adriano della Yourcenaire, illustre e nobilissimo modello narrativo, La  narrazione condotta in prima persona dal medico di corte di Federico da Montefeltro intreccia elementi biografici, lo stesso autore è un medico, la sensibilità dell’osservazione clinica, eventi, personaggi e momenti di una stagione particolarmente interessante della storia politica e culturale dell’Italia rinascimentale. Lo sfondo è il ducato del condottiero mecenate e i suoi protagonisti: da Battista Sforza a Piero della Francesca, da Sigismondo Malatesta a Pio II Piccolomini. L’intreccio si dipana pacatamente nel contesto politico dell’Italia dominata perennemente da conflitti regionali, scontri tra personalità strabordanti, manovre curiali, lotte per l’egemonia. L’epoca si colloca all’incrocio di una svolta storica importante, il tramonto degli eserciti mercenari, delle guerre di condotta, l’introduzione delle bocche da fuoco.

Attraverso un solido lavoro di documentazione e una caparbia passione per il territorio e per la corte ducale dei Montefeltro, Pietro Gattari ci offre sotto forma di reportage storico, una collezione ben fatta, elegante, tratteggiata efficacemente, di ritratti di personalità storiche. Dei tableaux vivants in una quadreria variegata di primi piani, di ambienti interni, di scene familiari o di occasioni pubbliche, di campi di battaglia e di profili psicologici. Il narratore ci fa vivere empaticamente il mondo da lui narrato e ci rende partecipi della comprensione granulare di microeventi storici in cui poco spazio è lasciato agli echi deformati della vulgata. Il testo, lieve, è il  prodotto del vaglio finissimo del materiale storico filtrato attraverso la passione per la scrittura e la limpidezza espositiva. La lettura scorre fluida ma non su una trama narrativa. Ciò che più conta per il narratore è manifestare la propria testimonianza di immersione in un’epoca che ha vissuto, che ha partecipato, anche se con quella portentosa macchina del tempo che è la Storia. Il lettore scorge qua e là anche la voce più autentica della sensibilità dell’autore che rimane però sepolta dall’erudizione e anche dalle esigenze editoriali. Peccato che poco spazio si sia lasciato a questa voce che si intravede soltanto e che avrebbe mosso corde diverse da quelle della fascinazione.

Giuseppe Puntarello (©)