Archivi tag: american logbook

La Cabana e l’igiene orale

Il gaudente dottor Teilman, dentista di Edu, non privo di una certa carica adolescenziale ci invita a festeggiare il suo sessantesimo compleanno e ci consiglia di presentarci in una tenuta che ricordi il modo di vestire della comunità messicana in Florida. Il suggerimento ci risulta un po’ oscuro ma ci fornisce uno spunto di curiosità e qualche entusiasmo. Dopo aver atteso il rientro di Carolyne tentiamo di interpretare con il suo aiuto le consegne del travestimento e senza rigore ci si veste come si può, coscienti di non poter esaudire i bizzarri proponimenti del festeggiato.

Al nostro ingresso a La Cabaña, un fumo denso e luminoso, un’enorme sala dominata dalla presenza di due tavoli da biliardo attorniati da un cospicuo nugolo di uomini. Pelle bruciata, baffuti, sufficientemente trasandati dal difficile lavoro della sopravvivenza. L’uomo del bar con un accogliente sorriso e con complici cenni di intesa ci invita a scendere per le scale senza pronunciare verbo. Attraversiamo le azzurrognole nubi che esalano dal forte alito intriso dall’alcool e dal tabacco sapendo di essere osservati, con le code degli occhi, come intrusi in territorio straniero. Lasciamo quest’atmosfera dal fascino inquietante con qualche rimpianto e ci avviamo nel sottosuolo.

– Peccato che non sia qui la festa – osserva entusiasta Edu

– It’s a great place – replica Carolyne

– Chissà com’è il resto – aggiungo incerto

In basso un indecifrabile silenzio e una calda oscurità rischiarata da poco intense e rare sorgenti luminose arancioni e blu. Una pista da ballo, parecchi tavoli vuoti. Distinguiamo il gruppuscolo degli amici del dentista intenti sui piatti mentre il dottor Teilman ci viene incontro un po’ curvo a braccia aperte con un andatura emule di certo giovanile rap americano. Il nostro arrivo crea un quieto e sorridente trambusto. Davanti a noi un lungo banchetto dispone in fila sciattamente pseudoesotiche pietanze. I rituali convenevoli delle presentazioni poi prendiamo posto anche noi piacevolmente sorpresi da questo luogo che non ha visto mutamenti dal giorno in cui è stato concepito. Si riconosce un decadente, ormai, stile debutto anni ottanta. Sbreccate sfere dalla superficie ricoperta di quadratini di vetro, neon al wood e luci stroboscopiche.

Una troppo demodè selezione musicale ci immerge in un’atmosfera fuori del tempo, in un’asincrona contemporaneità e ci contagia un’ansia danzereccia.

Una camicia rosa con la pistagnina e un giubbotto nero di plastico tessuto moderno ci restituiscono parzialmente l’immagine di ciò che il nostro ospite avrebbe voluto che indossassimo.

Il volume delle musica e alcuni cenni del mattatore sbarazzino fanno riversare sulla consumata pista da ballo i pochi ma convinti astanti della serata. Si balla rigorosamente a coppie e il dottor Teilman si preoccupa anche di combinare e assortire gli eventuali singles. Sono invitato ad essere invitato da una ragazza minuta ma molto carina. Presi da qualche imbarazzo ci prendiamo goffamente le mani e con la stessa goffaggine ci stringiamo in una danza senza alcuna intesa ritmica. Rompo l’imbarazzante e vergognato risolino nel mio basic english. Si chiama Maggy ed è di origini uruguagie la bambolina che serro dolcemente ma con avidità ed espone con sicumera e compiacimento il suo fine e voluttuoso armamentario mostrando perfino ampie porzioni di chiara e soffice epidermide. Mi spiega che fa l’igienista dall’amico dentista. Il suo alito fresco e pungente, frutto di quei prodotti per la cura orale che si trovano solo nei gabinetti odontoiatrici mi fanno vergognare un po’ per il mio, appesantito dal tabacco e dall’alcool. Ma pazienza, mi dico.

Durante la serata svariati tentativi di mettere a registro il nostro differente senso del ritmo, ma non miglioriamo. La cosa mi infastidisce abbastanza ma noto che nonostante la disarmonia c’è un che di piacevole in questo corteggiamento non spontaneo. Il compiacimento a sostenere questo gioco nato forzatamente si rivela reciproco e questo infiamma, senza illusioni per la verità, almeno i miei fantasmi erotomani. Mi conforto all’idea che il gioco sommesso dei corpi, senza finalità concreta, faccia rinascere in me il destino assopito della casualità degli incontri. E’ già abbastanza.

Edu e Carolyne si agitano in modo divertito e contagiano di ilarità le opache figure che si dimenano in pista. Carolyne sa di padroneggiare i suoi movimenti fino al punto di non poter smettere come quasi invasata. E’ più forte di lei.

La serata si smorza e con Maggy si va a prendere della birra. Mi comunica il suo apprezzamento tentando di parlare in un italiano mutuato dallo spagnolo e ridiamo. Rende ancora più espliciti i suoi desideri camuffati da complimenti esteriori, ma le comunico deluso che l’indomani sarei partito. Mi saluta con un bacio e va via con le sue amiche. Un’adulta intimità potenziale lascerà traccia di una rimembranza infantile. Tutto ciò è diventato molto.