Archivi tag: Jules Verne

I ritratti nella stanza del Capitano Nemo in 20000 leghe sotto i mari

In 20.000 leghe sotto i mari il professor Aronnax quando riesce casulmente ad entrare clandestinamente nella stanza del misterioso Capitano Nemo viene colpito da alcuni ritratti appesi alle pareti.
“Erano le effigi di grandi uomini che consacrarono tutta la loro vita al trionfo di un’idea di umanità: Kosciusko, l’eroe caduto per la libertà della Polonia; Botzaris, il propugnatore dell’indipendenza della Grecia moderna; O’Connell, il difensore dell’Irlanda; Washington, il fondatore dell’Unione Americana; Manin, il patriota italiano; ed infine John Brown, il martire del riscatto della razza negra (sic! nel testo dell’edizione italiana del 1968 tradotto da P. Roudolph).”

Nel 1870 quando Verne scriveva questo romanzo, questi nomi dovevano suscitare grandi ideali nelle menti progressiste di una giovane umanità che stava uscendo dalle antiche monarchie per cominciare a costruire le moderne democrazie.

Ho sempre avuto il desiderio di associare un volto a questi nomi così fieramente scelti dall’autore per evocare grandi sentimenti di una nuova umanità. Il web mi ha finalmente dato questa possibilità e così voglio ricostruire virtualmente questa immaginifica galleria di eroi dell’800 europeo e americano.

I figli del Capitano Grant, breve scheda

A quarant’anni si può stabilire che termini in modo irreversibile quella fase della vita in cui si crede ancora di essere giovani. Ho deciso quindi di diventare finalmente adulto e per farlo vorrei ri-percorrere la mia giovinezza nel tentativo di ri-assaporare quella gioia della lettura che, come affermava Pier Paolo Pasolini, solo da giovani è possibile provare.

Il mio primo ciclo di lettore di romanzi si aprì con Ventimila leghe sotto i mari e proseguì ricordo nell’estate, del ’78 o del ’79, con L’isola misteriosa. Questi due eccitanti romanzi d’avventure di Jules Verne che hanno come protagonista il mare e il misterioso fascino che l’accompagna, furono dunque per me il primo incontro con i mondi paralleli che solo le storie di fantasia sanno creare.

Nell’opera di Verne questi due romanzi furono preceduti da I figli del capitano Grant che insieme ai titoli precedenti costituisce la trilogia dedicata alle avventure in mare.

Fuori catalogo da moltissimi anni, l’ho inseguito, senza troppi sforzi per la verità, con l’intenzione di completare quindi la lettura di questa trilogia rimasta tronca fino a qualche settimana fa. Avevo deciso di affidarmi al caso e mi sono ripromesso di non cercarlo più in attesa di un magico incontro fortuito avvenuto infine su una bancarella di libri usati. Questa attesa durata trent’anni ha esaltato il piacere della lettura, ma anche sublimato l’azione corruttrice del tempo nel lettore non più giovane che sono diventato frattanto. La malizia forse del lettore esperto, ed anche il confronto nettamente sfavorevole con gli altri due romanzi della trilogia, hanno smorzato le aspettative.

La storia è presto detta. Durante una battuta di pesca, Lord Glenavan giovane e ricco armatore, insieme al suo equipaggio, trova nello stomaco di un pescecane, appena pescato, una bottiglia che celava al suo interno un messaggio reso parzialmente illeggibile dalla corrosione dell’acqua. La decifrazione del messaggio avvia il motore che darà vita all’azione del romanzo. L’interpretazione su cui tutti convengono porta alla conclusione che si tratti dell’ultima disperata richiesta di aiuto da parte del capitano Grant e del suo equipaggio che è naufragato da qualche parte lungo il 37° parallelo. Animato da spirito filantropico e spinto anche dalla caritatevole moglie, Lord Glenavan si prodiga ad organizzare un bastimento che si mette alla ricerca dei naufraghi, non senza aver caricato a bordo i giovanissimi figli del capitano che ormai avevano perso ogni speranza. All’imbarco per la spedizione, si aggiunge, per un fatidico errore, un personaggio simpatico e singolare, il geografo Paganel. Poi un susseguirsi di avventure, prima in Patagonia e poi nelle coste selvagge dell’ Australia.

Come per gli altri romanzi di Verne, la lettura è scorrevolissima e piacevole per la sua atmosfera avventurosa, densa di colpi di scena e ricca di nobili sentimenti. Fa tenerezza poi il piacere che prova il narratore a condurre il lettore in luoghi esotici e misteriosi. L’azione è rapidissima, forse troppo e in questo rintraccio uno dei punti deboli che lo fanno sfigurare nel confronto con gli altri due romanzi della trilogia.

“La gioia che si prova a leggere quando si è ragazzi non la si prova mai più nella vita” scriveva Pier Paolo Pasolini, eppure rievocare questa gioia, anche se per poco, si può. Io ci sono riuscito grazie a questo romanzo, a questo autore immortale che ha sempre nutrito il piacere di raccontare storie che hanno acceso la fantasia dei giovani lettori.

Un libro può funzionare da interruttore, può riaccendere, ricordi e sensazioni fanciullesche, può riconnetterci con il nostro intimo vissuto, può rammentarci la gioia della lettura.