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La Philip Morris e il Festival sul Novecento di Palermo

La Philip Morris è la più grande multinazionale del tabacco esistente al mondo. E’ anche, in questi mesi, sponsor ufficiale del Festival di Palermo sul Novecento, giunto ormai alla sua quarta edizione e ritenuto ormai dall’amministrazione comunale “fiore all’occhiello” della politica culturale di questa città. Per questo “fiore” si spendono ogni anno svariati miliardi: è la più costosa manifestazione culturale che questa città abbia mai comprato. Il rapporto costi benefici è però nettamente a favore dei costi e dell’occhiello privato di chi organizza. Quest’anno, ridotta la spesa per la programmazione culturale generale (si pensi al bistrattamento di Palermo di scena), si sono dovute fare molte rinunce. Ma al Festival sul Novecento non è toccata questa sorte. Anzi. Gli organizzatori del festival non soddisfatti hanno pensato bene di procacciarsi un grosso sponsor e….tirare qualche boccata di ossigeno alla nicotina. I matrimoni di interesse sembravano non essere più alla moda. E invece a volte ritornano. Infatti il Festival di Palermo sul Novecento ha scelto la Philip Morris e viceversa. Ma oltre che un matrimonio di interesse questo sembra proprio una sporca questione di profitti e di scarsa sensibilità etica. La reciprocità anche in questo caso è d’obbligo. Bisognerebbe aggiungere anche la responsabilità dell’officiante: il Comune di Palermo.

La Philip Morris da qualche anno sceglie di sponsorizzare manifestazioni culturali di alto livello perché ha bisogno di rifarsi il “look” si direbbe in gergo. Solo apparentemente questa sarebbe una giustificazione. La realtà è che, da quando si sono accorti che nel mondo occidentale perdevano circa 400.000 clienti al giorno, stanno tentando di darsi da fare in tutti i modi per riguadagnare mercato. La legge italiana proibisce la pubblicità diretta per le sigarette e perciò le sponsorizzazioni risultano essere tra le forme indirette le più efficaci soprattutto se capillari.

Le vicende legali, etiche, e commerciali in cui si trova coinvolta, ormai da qualche anno, la numero uno del tabacco mondiale, hanno ridotto a pezzi l’immagine, la credibilità e i profitti. Basti pensare che soltanto dal giugno del 1997 la Philip Morris ha ammesso pubblicamente, in sede di contrattazione legale, la nocività del fumo per la salute.

Da allora quando ha raggiunto l’accordo con quaranta stati americani, paga una somma pari a circa 100 miliardi di dollari l’anno di risarcimento sui costi per le terapie dei danni provocati dal fumo. Questo il prezzo da pagare, che non è alto se da un lato si pensa che ha assicurato la propria stabilità sul mercato, e dall’altro lo si confronta con i profitti dell’azienda: 50 miliardi di dollari l’anno con il tabacco che costituisce solo i 3/10 del fatturato complessivo dell’azienda che controlla anche alcune delle più grandi industrie alimentari del mondo.

Ma non è tutto: diecimila miliardi di tasse non pagate dal 1987. Sarebbe questo l’ammontare, appurato dal Tribunale di Napoli, dell’evasione della Philip Morris ai danni del fisco italiano.

Altre pesantissime accuse furono lanciate nel 1995 da un senatore americano. La compagnia produttrice di tabacco avrebbe finanziato varie ricerche sugli adolescenti e sulle sostanze che aumentano la dipendenza dall’uso di sigarette. La più grande compagnia di tabacco del mondo, avrebbe “spiato” il comportamento di alcuni studenti della Virginia per capire quali fossero le chanches di indurli a diventare suoi “clienti”. Addirittura avrebbero condotto esperimenti con stimolazioni cerebrali su pre-adolescenti per potenziare il condizionamento da tabacco.

Insomma la Philip Morris non ha come si dice una dote etica pulita per farla sposare con l’arte e la cultura. Il Comune, l’assessore, il direttore artistico, il Festival non hanno dimostrato alcuna sensibilità nella scelta del partner economico. Questo sponsor garantisce solo il vizio, l’abitudine letale al consumo, alla dipendenza da nicotina.

Ma come dice un vecchio adagio i lupi perdono il pelo ma non i vizi.

di Giuseppe Puntarello